sabato 8 novembre 2008

La Rocca di Riva del Garda


Nel centro di Riva del Garda, circondato dalle acque del lago e collegato alla terra ferma con un ponte, torreggia possente la Rocca del XII secolo eretta a difesa dell'antico porto fortificato. 
Ampliata e ristrutturata in diverse epoche (dagli Scaligeri, dai Visconti, dai Veneziani, dal Vescovo di Trento e dagli Austriaci che ne fecero una caserma), la Rocca ha avuto storicamente la funzione di rifugio per i cittadini. 
Ha assunto l'attuale forma con il rifacimento austriaco del 1.852 quando le torri angolari, tranne il mastio, vennero ridotte in altezza.
Oggi ospita il Museo Civico dove si possono vedere reperti archeologici della preistoria, l'armeria e la mostra del costume, una pinacoteca con numerosi quadri del '500 e '700 di scuola veneta. 
Dalla sommità del mastio,  splendida vista sul lago.
Visitabile tutto l'anno: 9.30-17.30, luglio-agosto 9.30-22.00 - chiuso il lunedì - ingresso a pagamento

domenica 26 ottobre 2008

Il castello di Gorizia


Siamo in un periodo dell'anno dove qualunque giornata di sole è un regalo prezioso da non lasciarsi sfuggire e, pertanto, raccolta la famiglia sono partito alla volta di Gorizia per visitarne il suo castello.
L'altura su cui sorge lo fa apparire visibile da gran parte della città e per avvicinarsi è sufficiente seguire le chiare indicazioni turistiche.
Il colle si ritiene sia stato abitato fin dall'età protostorica per la sua posizione strategica. Vi si accede da una passeggiata moderatamente ripida che, partendo dal suggestivo quartiere asburgico sottostante, con negozietti e architetture tipiche, costeggia la cinta muraria più esterna per confluire alla Porta Leopoldina (1660) 
movimentata da stemmi lapidei (in quello centrale è raffigurata l'aquila bicipite della Casa d'Austria). 
La Porta introduce al Borgo Castello, formato da varie architetture in cui si conservano linee costruttive ed elementi originali tardomedievali o posteriori. La 'Terra di sopra', come veniva comunemente chiamata la cittadella compresa tra i bastioni esterni ed il Castello stesso visse il suo periodo di maggior floridezza e splendore sotto la reggenza del Conte Enrico II nel 1300 e si protrasse fino a circa la metà del 1500. Il Conte Enrico II, emancipò il borgo da un destino quasi esclusivamente militare, conferendogli una discreta autonomia commerciale. Nel Seicento nel borgo furono costruite diverse residenze nobiliari, le quali si erano aggiunte alle sedi di rappresentanza degli Stati Provinciali, a quelle del Comune e del Capitano. Le mura che costituivano il tratto caratteristico della città però ne condizionavano fortemente lo sviluppo restringendo l'area abitativa. L'espansione poteva avvenire ormai solo al di fuori del borgo stesso, dove di fatto si svolgeva la vita economica di Gorizia fin dai primi decenni del Duecento, quando, alla "villa" di Gorizia, fu concesso di tenere un mercato settimanale (1210 - Conte Mainardo II). Il progressivo incremento demografico e il trasferimento di quasi tutte le attività commerciali e mercantili al di fuori delle borgo, identificò la città di Gorizia con la sua parte inferiore al di fuori del borgo stesso. Nel 1542 pure gli Stati Provinciali, che rappresentavano l'autonomia del governo locale si trasferirono dal Castello alla 'Platea Nobilium'. Ormai al Castello non restava che la residenza ufficiale del Capitano, rappresentante l'autorità sovrana, in quanto anche la nobiltà goriziana aveva iniziato a disertare progressivamente la città alta ed a costruirsi le proprie dimore altrove. Il borgo, quindi, diveniva solo una zona periferica abitata da pochi nobili e tanti popolani. 
Proseguendo verso il castello spicca la gotica Chiesa di Santo Spirito (1398-1414), ad aula unica e campaniletto a vela che assomma influenze nordiche e venete. 
Nella gradevole cornice delle costruzioni antiche e di un verde curato si staglia il Castello, 
il cui attuale aspetto, peraltro di notevole impatto emotivo, è il risultato di una successione di interventi che, dal primitivo assetto, segna la costruzione di un castello vero e proprio nel XIII sec. con i conti di Gorizia, cui si deve l'omonimo palazzo ancora superstite (con cinque bifore) e una prima cinta di difesa in legno, sostituita poi, nel Cinquecento, dal paramento esterno a tre piani, con torrioni, cammino di ronda e mura merlate in arenaria: opera questa resasi necessaria all'epoca dall'impiego ormai prevalente delle armi da fuoco. 
Il castello quindi fu ampliato più volte per l'accresciuto potere dei conti, che all'epoca dominavano anche sul Tirolo e altri territori. Nel 1456 una disputa sull'eredità del Conte Enrico Cilli tra l'Imperatore Federico d'Austria ed il Conte di Gorizia Giovanni Mainardo porta ad uno scontro armato al seguito del quale quest'ultimo perde i possedimenti carinziani, Lienz e il castello di Bruck. 
Nel 1462 il Conte Leonardo diviene l'ultimo Conte di Gorizia e sposa nel 1478 la Contessa Paola dei Gonzaga (a lato in un affresco della Camera degli Sposi del Palazzo Ducale di Mantova). Dal matrimonio non nascono eredi e, pertanto, la Contea di Gorizia entrò nell'orbita dell'Impero Asburgico, così che nel 1500, alla morte di Leonardo, il feudo fu assunto dall'imperatore Massimiliano I d'Asburgo. 
La dominazione asburgica riconvertì il castello da baluardo di difesa a caserma e prigione, come era successo altrove. 
Esso venne gravemente danneggiato dai bombardamenti della Prima Guerra Mondiale che semidistrussero la città. 
Negli anni '30 fu promossa la restituzione architettonica del maniero nella sua essenziale foggia cinquecentesca. 
Gli arredi che lo completano, di varia provenienza, creando una atmosfera d'altri tempi, risalgono invece al Sei-Settecento e consentono di effettuare un primo approccio con la più nobile produzione del mobile friulano.
Oltre al già citato palazzo dei conti di Gorizia, si segnala quello degli Stati provinciali, nel cui salone spiccano le insegne di 56 famiglie nobili e lo stemma della contea. 
Ricca la raccolta di quadri che impreziosiscono vari ambienti di rappresentanza e non. 
Molto didattiche la sezione al pianterreno e le parti esterne, in cui ci si può accostare alla vita militare quotidiana e alle diverse armi in uso nel Rinascimento.
Splendido il panorama che si gode dal camminamento di ronda su Gorizia e Nova Gorica.

sabato 11 ottobre 2008

Il castello di S. Servolo

Oggi, una bellissima giornata autunnale (direi di fine estate) invitava ad approfittare per organizzare un'uscita; detto fatto, decido di salire al Castello di S. Servolo che, nonostante sia vicinissimo a Trieste, non ho mai visitato in quanto è in Slovenia e non ero mai riuscito a trovare la rotabile per arrivarci. Da quando le frontiere sono cadute è possibile giungervi a piedi dall'Italia attraverso un bel sentiero che parte da S. Dorligo della Valle (Dolina).
Parcheggio, quindi, la macchina nei pressi del cimitero del paese e, attraversata l'adiacente provinciale che collega Crogole a Prebenico, mi trovo di fronte ad uno spiazzo con cartelli turistici
e la sorgente Sgurenz (140 m. s.l.m.) la cui acqua proviene dall'altopiano di S. Servolo e che, secondo i locali, sarebbe dotata di misteriose proprietà benefiche. 
Rifornita la borraccia (non si sa mai), imbocco la carrareccia che sale decisa e, al primo bivio, tengo a destra seguendo le indicazioni per Socerb (San Servolo) su una pietra posta nel mezzo della biforcazione. 
Dopo poco siamo ad un altro bivio dove prendo a sinistra aiutato da altre indicazioni su un pino. 
La carrareccia si trasforma in sentiero e continuo a salire superando un cartello che indica l'approssimarsi del confine e, subito dopo, il cippo confinario; proseguo ora in territorio sloveno. Circondato da un bosco di carpini e roverelle, in breve sono in vista di una poderosa bastionata di calcare che incombe sul paesaggio; è il cosiddetto ciglione carsico sulla cui linea sommitale è arroccata la mia prima meta. Dopo trenta minuti di cammino esco dal bosco e il sentiero fa spazio all'asfalto del grazioso villaggio di Socreb; abbiamo oramai alle spalle il tratto più faticoso (che conviene affrontare con passo tranquillo per non esaurire subito la birra). Appena entrato in paese, sulla mia destra si aprono una serie di spettacolari panorami sull'intero golfo di Trieste e la piana di Zaule. 
Sulla sinistra in alto incombe, invece, la sagoma del castello in bianca pietra d'Istria. 
Subito dopo la chiesetta del 1648 dedicata a S. Servolo giro a sinistra, in corrispondenza di un'insegna che indica la direzione per raggiungere il ristorante ubicato nel castello, 
e mi fermo ad osservare il "kal", lo stagno dove, in passato, si abbeveravano le mucche; 
al mio avvicinarmi un nugolo di rane si rifugia in acqua. 
Superato lo stagno, con il maniero di fronte, imbocco una bella scalinata che in breve mi porta alla base del castello (436 m.). 
Ciò che è possibile ammirare oggi è quello che resta di un ben più ampio corpo di fabbrica che è stato protagonista di accesi e sanguinari scontri. 
Il panorama che si gode dal castello è ampissimo e questo giustifica qui l'edificazione di un'opera come questa.
Il nucleo originale fu quasi certamente una torre  costruita dagli Istriani nel IX secolo per avvistare gli spietati Ungari. Inglobato nella diocesi di Aquileia, nel 1295 fu ceduto al comune di Trieste e diventa protagonista nelle lotte per il controllo della produzione e commercio del sale tra l'Austria e Venezia. Fino ai primi anni del '500 il castello passa di mano più volte. Nel 1508 con l'istituzione della lega di Cambrai promossa dal Papa guerriero Giulio II i conflitti si fanno più accesi e vedono fronteggiarsi la Trieste imperiale e Muggia datasi alla Serenissima sempre per il controllo del sale. In quell'anno il vicino castello di Draga in Val Rosandra venne attaccato dai Triestini; a questo episodio seguì l'attacco dei Veneti a Trieste che dopo un prolungato assedio con numerose artiglierie riuscirono a impossessarsi del castello di S. Giusto non ancora ultimato. I triestini pagarono 20.000 ducati come pegno per la sconfitta. Il breve periodo di pace fu tormentato dallo scoppio di un'epidemia di peste e da un violento terremoto; nonostante ciò, il 3 ottobre del 1511 i Triestini agli ordini del Capitano Nicolò Rauber, fiancheggiati dai soldati imperiali di Cristoforo Frangipani, penetrano nella piana sottostante di Zaule con lo scopo di prendere tutte le fortezze venete e portare l'attacco finale a Muggia. Tutti i manieri difensivi caddero ma Muggia, difesa dal Capitano Giovanni Farra (il Bombizza), tenne duro fino all'arrivo, via mare, di alleati provenienti da Capodistria. L'assedio fu tolto e mentre facevano rientro a casa, i soldati triestini, di propria iniziativa, per evitare problemi in futuro, dal momento che erano in zona, attaccarono e rasero al suolo il castello di Moccò (oggi si chiamerebbe guerra preventiva). Con il castello di S. Servolo ora in mano triestina, i Capodistriani tentarono di corrompere il governatore austriaco con una grossa somma di denaro. Il governatore allora finse di accettare l'accordo ma avvisò la guarnigione triestina che, forte di un centinaio di soldati, attese i nemici nei pressi del castello; questi giungendo nottetempo non si accorsero della trappola e appena superato il ponte levatoio furono attaccati e massacrati. Nel 1521 Nicolò Rauber ottenne dall'Imperatore Carlo V la signoria di S. Servolo per la fedeltà mostrata alla corona. Nel 1529 i Capodistriani del Doge portano con successo un attacco alle saline di Zaule distruggendole ma non arrivarono al castello. Anche nel secolo successivo il maniero resta una roccaforte austriaca; il futuro Capitano cesareo di Trieste Benvenuto VI Petazzi acquista la signoria del castello, lo arma con due cannoni e chiama a difenderlo una guarnigione di temibili Uscocchi croati fuggiti da Croazia e Bosnia conquistate dai Turchi. Nel 1615 Venezia tenta ancora la conquista di S. Servolo con il provveditore Benedetto da Lezze ma il Petazzi ottenne una piena vittoria nella battaglia combattuta nei pressi delle saline. Non furono pochi i soldati di Venezia che, feriti dagli schioppi uscocchi, annegarono nei campi di sale allagati. L'anno seguente il nuovo provveditore Giovanni Belegno porta un nuovo attacco al castello questa volta con truppe albanesi che avanzano sin sotto le mura mettendo a fuoco le infrastrutture periferiche senza riuscire, però, a violarlo. Il castello non viene più interessato da eventi bellici. Negli anni successivi, cessata la guerra del sale, passa a vari acquirenti. Alla fine del 1700 un fulmine provoca un incendio che distrugge i tetti; l'incuria che segue lo trasforma in un rudere. Agli inizi del '900 viene restaurato e durante la Seconda Guerra Mondiale viene occupato dall'esercito jugoslavo e, considerato sito di importanza strategica, fu annesso allo stato slavo a seguito delle trattative di pace. Nel 2000 apre il ristorante all'interno della struttura. Quanta storia è passata davanti a queste mura.

mercoledì 17 settembre 2008

Castello di Predjama


Nel parcheggio che serve la grotte di Postumia è possibile vedere le indicazioni stradali per raggiungere un luogo dalle suggestioni uniche nel suo genere: il castello di Predjama. Per arrivarci ci sono solo nove chilometri di strada panoramica che attraversa i margini della Conca della Pivka. La strada passa per l'interessante villaggio carsico di Veliki Otok per raggiungere il Betalov spodmol; qui e in altre grotte carsiche dei dintorni sono stati scoperti reperti di importanti abitazioni risalenti ad un periodo che va da circa 150.000 anni a.C. fino alla fine dell'Età della Pietra. Quest'epoca, nella letteratura specializzata chiamata paleolitico carsico, ha visto nascere una delle più antiche culture dell'Europa meridionale. Poco più avanti, ad un incrocio, la strada si unisce alla "strada degli alberi" che dall'interno della Slovenia, via Planina e Razdrto, porta verso il mare. Fa parte della rete viaria usata già prima dell'epoca dei Romani. Nel medioevo questa strada serviva per trasportare il legname dalle località slovene ai porti dell'Adriatico (da qui il nome della strada). Il percorso sale a Vrhe sul dorso di flysch dello spartiacque naturale dei fiumi adriatici e del Mar Nero. Dopo una curva a 90° a sinistra, se andate in inverno e quindi con le chiome degli alberi spoglie, potrete assistere ad uno spettacolo che difficilmente dimenticherete: di fronte a voi vi si parerà un severo castello medievale incastonato all'ingresso di una grotta il cui accesso è possibile dalla sola strada che stiamo percorrendo. 
Questo "nido", temerariamente costruito in una caverna nella parete a precipizio alta 123 m sopra il luogo dove si inabissa il torrente Lokva è un capolavoro dell'ingenuità medievale, del coraggio, dell'astuzia nella disubbidienza. Opera dell'intreccio millenario della natura e dell'improvvisazione umana nei momenti cruciali della vita. Una casa sicura in un ambiente pericoloso. 
Alla fine del 1990 durante le opere di restauro del castello, in una nicchia della cantina è stato scoperto il tesoro del castello del sec. XVI (custodito nel Museo nazionale di Lubiana). 
La storia di questo antico maniero che rasenta sempre la leggenda e affascinante ed epica e risale a molti secoli fa. Si suppone che il castello abbia ricevuto la sua forma originale nel sec. XII, mentre i primi docu menti scritti conservati risalgono alla seconda metà del sec. XIII. 
In un primo tempo il Castello di Predjama era stato un feudo dei patriarchi di Aquileia, nel 1378 invece passò in proprietà agli Asburgo.
L'abitante più famoso del Castello di Predjama, Erasmo Lueger, visse nella seconda metà del sec. XV, nel castello rinascimentale non ancora completato. Il ruolo del castello allora era decisamente difensivo. Viverci non era molto piacevole, era però sicuro. Nelle lotte tra l'imperatore d'Austria Federico III e il re d'Ungheria Mattia Corvino, l'ineguagliabile e fiero Erasmo si schierò dalla parte di quest'ultimo. Quando l'imperatore fece decapitare un suo amico, Erasmo litigò con un parente dell'imperatore, uccidendolo. Per sottrarsi dalla rabbia del sovrano si rifugiò nel castello di Predjama e sfidò l'imperatore attaccando le carovane di commercianti che transitavano sulla strada tra Trieste e Postumia. Il castello a quell'epoca era soprattutto sviluppato nella caverna che si apre alle spalle dell'odierna costruzione. L'imperatore ordinò al luogotenente di Trieste, Gaspare Ravbar, di catturare Erasmo. La leggenda dice che nella folta coltre di neve, con l'aiuto dei suoi seguaci, Ravbar riuscì a rintracciarlo. Erasmo fu assediato per un anno ed un giorno, attaccato dalle palle di pietra, ma inutilmente; gli assedianti languirono per incapacità e rabbia, quando Erasmo gettò dalle mura del bue arrosto e delle ciliegie fresche. Gli assediati poterono resistere a lungo grazie all'esistenza nella grotta superiore di un cunicolo naturale e segreto di 38 metri che consentiva ai residenti di poter uscire all'esterno protetti da un bosco. Solo con l'aiuto del camerlango infedele, avido di zecchini e della posizione nella famiglia imperiale, Ravbar riuscì a vincere Erasmo. Quando Erasmo in una sera del 1484 - secondo quello che scrive lo storico della Carniola Valvasor - andò a fare quei bisogni "che neppure il sultano turco può fare tramite un messo", il servo infedele diede un segnale luminoso per mostrare la direzione alle palle in pietra. In quell'occasione le catapulte tolsero la vita al cavaliere predone. 
Secondo la leggenda, il cavaliere sarebbe sepolto sulla piazza di Predjama, accanto alla chiesetta del sec. XV, dedicata alla Marija Sedem zalosti, che oggi con gli affreschi restaurati è uno dei più begli esempi dell'architettura tardogotica in Slovenia. Sulla sua tomba cresce un imponente tiglio. La leggenda vuole che sia stato piantato dall'amata di Erasmo per ricordarlo. Per oltre un secolo nessuno ebbe più cura del castello. In seguito, per la sua pittoresca posizione e per la sicurezza che offriva agli abitanti, se ne interessò la famiglia Ko benzl. Nel 1570, Giovanni Kobenzl, ambasciatore imperia le a Roma e più tardi a Mosca, fece costruire a ridosso del Castello di Erasmo Lueger l'odierno castello rinascimenta le.
 Questo evento é ricordato in due date scolpite una, del 1583, sul portale di entrata e l'altra, del 1570. su di un mu ro del castello.
Nel 1810 il maniero fu ereditato dal conte Michele Coronini; nel 1846 il ca stello venne acquistato dalla famiglia dei princi pi di Windischgratz che rimasero proprietari fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Nei primi del sec. XVII, l'uscita segreta di Erasmo in una piccola foiba direttamente dietro i margini della parete a strapiombo di Predjama venne murata, perchè i ladri, servendosi di questo passaggio, entrarono nel castello e portarono via molti oggetti preziosi.  Dopo la seconda guerra mondiale gli speleologi di Postojna esplorarono e descrissero questo cunicolo roccioso. 
Oggi il castello è gestito dalla società Postojnska jama, turizem. 
Alla base del castello e della parete rocciosa sovrastante mi sento veramente un nulla e con queste sensazioni mi accingo ad entrare.
La visita è "commovente" per la bellezza e le sensazioni che ogni volta provo percorrendo i suoi ambienti, alcuni dei quali scavati nella viva roccia; nella quiete della campagna slovena vengo accompagnato da uno stillare, un gocciolare che prosegue con il ritmo asimmetrico del respiro della terra. Ascolto le gocce... il ritmo e il pensiero corre alla silenziosa connessione della storia del pianeta con quella dell’umanità, il loro intrecciarsi, la loro inseparabilità e alleanza. Aspiro il fiato che mi raggiunge dal sottosuolo e dalle foreste della Notranjska. Lascio la vita viziata dallo stile moderno per passare all'epoca tra il sec. XII e la fine del sec. XVI, quando non c'erano rubinetti e prese elettriche. Però si viveva anche allora: la vita era dura, crudele, pericolosa ma anche lussuosa, coraggiosa, lenta, peccaminosa, ma soprattutto naturale e, nonostante tutto, libera! Dopo profonde ricerche si è cercato di ricostruire il castello nella forma che per caratteristiche edili assomigliasse a quella che ebbe nel rinascimento all'epoca del suo proprietario Ivan Kobenzl. Si è cercato di definire la destinazione originale dei locali disposti su sei piani. 
Dalla piattaforma davanti al castello passo per il ponte levatoio e accedo all'atrio ad arcate (1), passando per la stanza del corpo di guardia a destra fino alle scale che portano ai piani superiori oppure sul cortile (38), nel quale è stato ripristinato il luogo per legare i cavalli. 
Al primo piano della torre rinascimentale d'entrata si trova un locale (2) che ospita la presentazione dell'evoluzione dell'edificio e delle opere di risanamento svolte al castello. Nel corridoio, da­vanti alla Sala N° 2, sono visibili le pulegge delle catene del ponte levatoio. 
La visita porta per le scale (3) al piano superiore, nella stanza (4) chiamata anche Sala di Erasmo con  un grande quadro ad olio che raffigura il cavaliere Erasmo Lueger, opera del pittore sloveno Loj ze Perko, mentre Boris Kobè dipinse ad olio il famoso assedio del castello del 1484. Su un'altra parete c'è un dipinto che risale al 1757 e che rappresenta il principe Joseph Windischgràtz, opera di G. Morzer. Sulla parete ci sono inoltre gli stemmi del casato di Erasmo, della famiglia Coronini, del Kobenzl e dei Windischgràtz. 
Nella stessa sala c'è anche una statua di marmo a mezzo busto del Conte Kobenzl del XVIII secolo, opera dello scultore Oliviero. I conti Coronini sono qui ricordati da una doppia fotografia del mezzo busto di Michele Coronini scolpito  dello scultore nordico B. Thorvaldsen. 
Si  sale per le scale nella soffitta (6) che nel passato ebbe un ruolo soprattutto difensivo.  Da qui
il nemico venne attaccato con le pietre, acqua bollente e pece cotta. Qui si trova anche un letto per le guardie. Si scende al piano inferiore e si passa lungo il balcone coperto (5). Si prosegue attraversando il nuovo ponte levatoio fino alla stanza che ancora alla fine del sec. XIX venne chiamata sala di giustizia (7); 
si prosegue nella stanza triangolare adiacente (8) una volta chiamata sala di tortura e dalla quale si può vedere parte di una grotta naturale (9) che nei tempi della ristrutturazione del castello sotto Kobenzl probabilmente serviva da prigione. Da qui la scala a pioli o una scala ripida portavano ai locali inferiori. A sinistra lungo la scalinata (10) si trova la sala centrale - sala da pranzo (25). dalla quale è accessibile (26) il piano superiore, la caminata. In fondo alla sala da pranzo si trova la cucina medievale (27) con camino. Il cunicolo al centro della cucina forse serviva da passaggio alla scuderia oppure al posto di difesa presso la finestra in mezzo alla parete a precipizio. La visita porta quindi nell'atrio del terzo piano (11) e per un piccolo locale, l'oratorio (l5a) fino ad una camera riscaldata (15) che alla fine del sec. XIX si chiamava la sala del principe, il locale più comodo e più sicuro per i signori del castello. 
Qui si sedeva, chiacchierava, riposava, amava e anche peccava. 
Accanto all'oratorio si trova la cappella del castello (16) con sedili laterali nuovi e una bella Pietà rinascimentale. Direttamente accanto alla cappella c'è la stanza del cappellano del castello (17), nella quale quest'ultimo pregava, scriveva la cronaca del castello e dormiva (mobili ricostruiti). All'angolo della stanza del cappellano si trova l'uscita che porta al doccione (l7a) che proteggeva l'entrata medievale del castello. A questo piano si possono fare due passi fino all'altana della terrazza (12) con vista sul villaggio. L'estremo annesso su questa terrazza è quel locale sfortunato (13) dove Erasmo sarebbe stato colpito dalla pallottola fatale. Sopra la terrazza c'è una grotta, un passaggio naturale che porta al secondo belvedere, già posto difensivo, in mezzo alla parete rocciosa (14). 
La visita procede al quarto piano del castello, destinato agli ospiti ed alla servitù. Qui c'è l'osservatorio coperto con un'ottima vista dei dintorni del castello (21); nel corridoio di collegamento c'è la campana (18), segue un'ampia soffitta d'entrata, una volta probabilmente era per il corpo di guardia del castello (20). Lungo la stessa anticamera si trovano, una sopra l'altra, altre due camere per gli ospiti (19) e (22) dove hanno luogo varie mostre temporanee. 
Accanto alla torre c'è un piccolo spiazzo con una passerella attraverso la qualle si entra nell'antico  castello si Erasmo. Un tempo qui c'era un ponte levatoio (23); oggi ne sono  rimaste
solo le pulegge in legno poste al lati dell'entrata in stile gotico. Nella grande Tana di Erasmo (Erazmova Luknja) nei secoli XIV e XV c'era un castello (24) di cui oggi è rimasto solo un muro esterno con una finestra ed un focolaio murato di grandi dimensioni. Salendo alla parte alta arriviamo alla terrazza superiore inerpicandoci su ripidi gradini. Qui si trova un pozzo di 6 metri di profondità che raccoglie l'acqua piovana proveniente dalle concrezioni. Il panorama che si gode dalla finestra nella roccia è veramente notevole. Dalla stessa terrazza sono pure visibili  le scale per le quali, durante la lotta di liberazione nazionale, salivano i partigiani per rifugiarsi nelle caverne. Qui si trova anche il già citato Cunicolo di Erasmo (Erazmoz rov).
E' questa la parte più antica e suggestiva dell'intero castello che si sviluppa nel cuore della montagna.
Si rientra per le scale lungo la caminata (15) e la sala da pranzo (25) fino al secondo piano, quindi lungo la cisterna (28) fino alla sala dei cavalieri (29). Da quest'ultima sono raggiungibili altri due locali interessanti: l'archivio per i documenti familiari (31) ed il canile per i cani da caccia (30), in basso sotto la sporgenza di roccia. Un piano estremamente importante, si potrebbe dire prettamente maschile. In queste stanze le donne non entravano. 
In fondo, a pianoterra, sotto tutti i locali menzionati, c'era solo la cantina del castello (36), la dispensa, e più avanti, lungo il corridoio, un'aula, forse destinata ai morti. 
Attraversando il cortile (38) e il vestibolo nella torre rinascimentale abbandoniamo questo meraviglioso castello nella roccia, arricchiti da un'esperienza nuova.   
Le visite al castello possono avvenire tutti i giorni secondo i seguenti orari:
gennaio, febbraio, marzo, novembre e dicembre dalle 10 alle 16;
aprile e ottobre dalle 10 alle 18;
rimanenti mesi dalle 9 alle 19.
Venticinque metri sotto il castello si aprono delle interessanti grotte turistiche.
Tutti gli anni nel mese di agosto, davanti al castello, si svolge la giostra di Erasmo con grande partecipazione di turisti e locali. Cavalieri e figuranti danno origine ad una animata kermesse dal sapore medievale con duelli, scontri, cortei, banchetti e altro.

Castel Neuhaus di Gais


Provenendo da Brunico, in direzione della Valle Aurina, percorrendo la Val di Tures, nei pressi di Gais, sulla sinistra in alto, circondato da una fitta foresta di abeti, sorge il castello Neuhaus. Dal fondo valle il colpo d'occhio su questo antico maniero è davvero notevole. Il castello è privato ed è stato trasformato in albergo. Un paio di anni fa ho passato qualche giorno in questo singolare hotel che ho avuto modo di apprezzare per lo splendido isolamento. Certo niente TV e frigo bar; al mattino si viene svegliati dai versi acuti dei molti pavoni che girano liberi nei pressi ma vi assicuro che il soggiorno lassù è davvero particolare. 
Una bellissima locanda medievale fa parte del complesso e quindi lancio l'idea (da tutti accettata) di arrivare al castello per un caffè e vedere se il proprietario ci consente una fugace visita alla struttura. Svoltiamo quindi a sinistra, nei pressi di un alberghetto e imbocchiamo una strada bianca dal fondo sconnesso che rapidamente entra nel bosco e prende quota. 
Per fortuna siamo usciti con la mia RAV4 che si inerpica agile fino al piazzale antistante l'ingresso della locanda e del castello. 
Qui il silenzio regna sovrano e pare di essere fuori dal tempo. Di fronte alla taverna c'è una graziosa chiesetta del 1601 che invita ad una breve sosta. 
Entrati nella locanda, con tanto di stube, ordiniamo le consumazioni e mi qualifico come vecchio cliente. Il proprietario da l'impressione di ricordarsi e allora chiedo la cortesia di poter accedere almeno al cortile interno del castello. Veniamo accontentati ed il pesante portone si dischiude per consentirci un rapido giro.
Questo castello fu in origine, avamposto dei signori di Tures, i potenti feudatari della valle per l'intero Medioevo. Molte furono le famiglie che si succedettero nel suo possesso come i Neuhaus di Bressanone dal 1504 al 1543 seguiti dai Teutenhofen, i Soll von Aichberg, i Kunigl ed altri. 
Del suo nucleo più antico (XII sec.) si conserva solo l'alto mastio quadrato. Nell'Ottocento subì ampi interventi di carattere romantico che però non hanno nascosto del tutto le primitive strutture. In origine era un castello recinto, il tipo più diffuso in zona tra l'XI e il XII secolo, destinato ad accogliere una piccola guarnigione stabile che aveva lo scopo di controllare la sottostante strada che collegava i possedimenti dei proprietari alla Val Pusteria. Sul lato nord, accanto al mastio, si nota una piccola torre pensile, frutto del rimaneggiamento dei primi anni del secolo scorso.
Il panorama che si gode dalle balconate del cortile è notevole e domina la strada sottostante.
Ci affacciamo al portone di ingresso e riusciamo ad intravedere uno scenografico scalone che porta ai piani superiori con un ricco corredo di armature, trofei di caccia e varie suppellettili d'epoca. 
Non possiamo entrare in quanto sono in corso le pulizie. Le foto dell'interno del maniero si riferiscono al mio precedente soggiorno. Molto bella è la sala dei cavalieri.
Il castello, se non ricordo male, dispone di poco più di una mezza dozzina di camere doppie, una diversa dall'altra e con arredamento in tono con l'ambiente. L'Hotel è prevalentemente frequentato da clientela di lingua tedesca. 
Una menzione particolare mi sento di fare a proposito del piccolo ristorante che trova posto nella stube della locanda dove abbiamo preso il caffè: in un ambiente decisamente medievale, con luci basse e atmosfera ovattata, il cuoco propone pietanze tirolesi a base di selvaggina e dolci fatti in casa.
Dietro la chiesa parte un bel sentiero (segnavie nr. 5)  che, in discesa, porta al paese di Gais. Lo percorriamo fino ad un panoramico padiglione in legno presso il quale sostiamo. 
Soddisfatti per una visita non prevista e di non comune frequentazione, rientriamo in albergo a Cadipietra.