domenica 3 ottobre 2010

Il castello di Bled (Blejski grad)



Del Lago di Bled ho già scritto ed ho citato il castello come una delle attrattive principali di questa perla incastonata tra le alpi slovene.
La visita di questo maniero è davvero sorprendente, non fosse altro che per gli splendidi panorami che si godono dai suoi bastioni.
Individuarlo è  cosa semplice giacché si eleva su uno sperone di roccia alto 124 metri a strapiombo sul lago. 
Fu menzionato per la prima volta nel 1011, ma la costruzione attuale, fatta eccezione per una torre e qualche tratto di mura, risale al sec. XVI, dopo la distruzione in seguito al terremoto del 1511 e alla rivolta popolare del 1515, quando gli abitanti della contea si ribellarono esasperati dal dispotismo dei conti von Kreigh a cui il Vescovo di Bressanone diede il feudo in concessione permanente. 
Il castello venne ricostruito dai nuovi feudatari, gli Auersperg, conti di Turjak.
Altri edifici residenziali e popolari intorno ai due cortili furono aggiunti in epoca barocca; il tutto era protetto da un duplice giro di mura di cinta e da fossati. L'aspetto attuale del castello è il risultato dei lavori di restauro durati molti anni, fino al 1961. 
Passeggiando sulla sponda nord del lago, sovrastati dalla rupe, è agevole individuare alcuni sentieri che portano sullo sperone roccioso.
Parimenti è possibile arrivare nei pressi dell'ingresso del castello con auto e bus che trovano possibilità di parcheggio nelle immediate vicinanze. 
Per la serie "se non soffro non son contento", affronto il sentiero e, 
dopo una ventina di minuti di faticosa salita, per fortuna in completa ombra,  arrivo all'ingresso.
Il biglietto costa 7 Euro e da anche diritto ad un bonus di 1,50 Euro per il ristorante del castello. L'ingresso con l'arco gotico, ricavato tra le spesse mura esterne, è anticipato dal ponte levatoio sopra il fossato ora colmato; 
sul viale che porta ai livelli superiori, passo sotto l'enorme torrione cilindrico a protezione dell'accesso al secondo cortile 
e finalmente arrivo al primo cortile circondato da antichi edifici tranne che sul lato che guarda verso il lago; 
ed è qui che mi dirigo subito. 
Protetto da un parapetto in pietra, il panorama che si gode è da cartolina:
il lago, di un brillante verde smeraldo, abbracciato dalle foreste che scendono dalle cime vicine, circonda languidamente la pittoresca isoletta (Blejski otok).
Il cortile offre molti angoletti suggestivi dove è possibile fermarsi a contemplare questa meraviglia.
Individuate delle scale che portano al cortile superiore, le percorro velocemente
e da qui il panorama è ancora più ampio, spettacolare, unico.
Distolgo lo sguardo a fatica per dedicarmi alla visita del castello.
Sul secondo cortile si affaccia il museo del castello con sale espositive che, partendo dalla preistoria, 
percorrono la storia del luogo, 
e soprattutto la graziosa cappella del XVI secolo dedicata ai Santi Arduino e Ingenuino, vescovi di Bressanone,
ornata di affreschi barocchi 
raffiguranti l'Imperatore Enrico II, la moglie Cunegonda e il Vescovo Arduino mentre riceve l'investitura. 
Sparsi ovunque nelle sale e nelle pareti esterne, affrescati o scolpiti, ci sono gli stemmi dei vescovi e dei governatori di Bled, dai quali è possibile ripercorrere le tappe della storia del castello. 
Ritorno al primo cortile tramite una curiosa scala semicircolare
con bella visuale sul livello inferiore
e visito prima la bottega dell'antica stamperia e poi il camminamento di ronda protetto alla vista di eventuali nemici.
Qui l'attenzione è attratta, non tanto dalla vista esterna che si gode dalle feritoie, 
ma dal cortile interno
col lago sullo sfondo.
Lascio a malincuore questo castello e devo confessare che ho fatto un doppio giro per portare con me, ben impresso nella memoria, questo splendido ricordo.
Un caro saluto.

giovedì 5 agosto 2010

Schloss Wolfsthurn - Castel Mareta

Sulla collina che sovrasta Mareta, all'inizio della Val Ridanna che si apre ad ovest di Vipiteno, sorge quello che è, a buon titolo, considerato il più bel castello barocco dell'Alto Adige: Castel Wolfsthurn.
Citato come castello fin dal XII secolo, tenuto dalla famiglia Wolf di Mareta, è stato completamente ricostruito nella forma attuale nel 1727 da Andrea Wenzel von Sternbach che si avvalse dell'opera del capomastro trentino Giuseppe Delai. Questi lavori trasformarono il castello in un palazzo signorile di fattura barocca eccezionalmente ampio; pensate che sulle sue facciate si aprono ben 365 finestre!
Si tratta di un insieme di edifici particolarmente equilibrato e suggestivo.
L'interno è decorato con stucchi ornamentali e motivi floreali della prima metà del Settecento. Interessante è anche la sala della torre medioevale, di altezza doppia rispetto agli altri ambienti e la cappella, consacrata nel 1738, abbellita da stucchi ed arricchita da delicati affreschi.
Dal 1996 questo imponente castello ospita il Museo Provinciale della caccia e della pesca. Personalmente sono contro la caccia moderna della quale non trovo alcuna giustificazione se non per motivazioni di controllo numerico di determinati esemplari dettati da rigidi protocolli della Polizia Forestale. Ben altro discorso merita la caccia dei tempi passati quando c'era una reale necessità di procurarsi carne e quando l'attività era improntata ad una sorta di sfida eroica dove cacciatore e preda avevano analoghe probabilità di successo. E' proprio di questo tipo di caccia che il museo si occupa.
Le tre ampie aree espositive sono situate nell'ala principale del castello.
Al primo piano si trova l'area espositiva che riguarda appunto caccia e pesca; l'attività non viene presa in considerazione solo dal punto di vista storico-naturalistico ma soprattutto da quello storico-culturale. Per questo motivo, oltre ai vari diorami di specie animali autoctone anche l'arte popolare trova ampio spazio.
Ed ecco allora in esposizione corni per polvere da sparo, bisacce e posate da cacciatore decorate con motivi venatori, tabacchiere, scatoline in legno, pipe, bicchieri, canne da pesca, mulinelli, mosche artificiali ed altro ancora.
Al secondo piano è possibile visitare le sontuose stanze signorili che si sono conservate nel loro aspetto originale arredate con mobili d'epoca che rievocano la vita della nobiltà nei secoli XVIII e XIX;
tutti i mobili, quadri, suppellettili e tappezzerie fanno parte dell'inventario originale del castello.
Infine, al piano interrato sono state allestite tre sale dove i visitatori hanno modo di seguire, attraverso il gioco, alcuni interessanti temi didattici.
Negli ultimi tempi è anche stato allestito il percorso didattico "Bosco ed acqua" che inizia presso la chiesa parrocchiale di Mareta e si sviluppa per circa un chilometro lungo un agevole sentiero boschivo, che costeggia anche una riserva di daini, fino a raggiungere il castello.
L'allestimento ha lo scopo di perfezionare l'esperienza museale anche oltre la cinta muraria del castello prevedendo alcuni temi attinenti alla vita del bosco. Esso è al tempo stesso un'occasione per compiere una piacevole passeggiata attraverso un suggestivo ambiente naturale. Il sentiero è agibile anche per carrozzine e sedie a rotelle.
Il castello è aperto dal 1° aprile al 15 novembre, dal martedì al sabato dalle 9,30 alle 17,30 mentre la domenica e i giorni festivi apre dalle 13 alle 17. Rimane chiuso i lunedì e il 1° novembre.
Per arrivarci, provenendo da Bolzano su strada ordinaria, seguire le indicazioni per la Val Ridanna prima di entrare nella città di Vipiteno. Per chi viaggia sull'Autobrennero, uscire al casello di Vipiteno e girare a sinistra seguendo sempre le indicazioni per la Val Ridanna.
Potete trovare ulteriori informazioni, prezzi aggiornati ed un'ampia galleria fotografica cliccando qui.
Un caro saluto.

mercoledì 28 aprile 2010

La chiesa fortificata di Hrastovlje


Con le giornate finalmente messe al bello, cosa c'è di meglio che una passeggiata nella campagna che esplode di colori e profumi dopo il lungo inverno?
Nei pressi di Trieste, poco al di là del confine con la Slovenia, c'è un angolo di campagna dove il tempo sembra essersi fermato ad un paio di secoli orsono: in un remoto lembo verde dell'alto bacino torrentizio del Risano, giace l'agreste villaggio di Hrastovlje (in Italiano Cristoglie, l'antica Cristogliano) il cui nome deriva da hrast (quercia) e oglje (carbone).
Arrivarci non è semplice: dall'Italia si passa il confine di Rabuiese con l'autostrada A1 e si esce a Crni Kal dove si prosegue fino all'incrocio con la strada 208, da qui in direzione Buzet (Pinguente) fino ad trovare le indicazioni per la nostra meta.
Appena giunti in questo luogo, piuttosto intimo e isolato, si resta stupiti per la pace ed il silenzio che vi regna. Il paese è posto sotto le pendici settentrionali del monte Chiusa (m. 299), sede di un castelliere preistorico. Cristoglie è costituita da poche case rurali, costruite in masegno grigio tipico del territorio con particolari interessanti come porticati e portali, immerse in una campagna ben coltivata e zona di produzione di un ottimo moscato.

Il villaggio, nel 1208, fu donato dall'Imperatore di Germania, Corrado II il Salico, ai Patriarchi di Aquileia e fu infeudato nel XII secolo ai Vescovi di Trieste i quali lo passarono successivamente ai Neuhaus (una famiglia feudataria tedesca di basso rango) che lo mantennero nel XV e XVI secolo, anche dopo che Cristoglie passò alla Repubblica di Venezia con il trattato di Trento del 1535.
Una lapide con scritta latina, posta sopra il portale d'ingresso al tabor, ricorda che nel 1581 la villa di Cristoglie fu venduta dai Neuhaus all'illustre medico capodistriano di origine padovana Alessandro Zarotti. Durante la guerra fra Austriaci e Veneti del 1615, il veneziano Marco Loredan, provveditore della regione, fece presidiare il paese dalle Cernide (milizie paesane) per contenere gli assalti degli arciducali e degli Uscocchi loro alleati.
Come scrivevo prima, il paese si raccoglie alle pendici di un rialzo calcareo che spunta dall'arenaria del fondovalle ed è proprio quassù che troviamo la cosa di maggior pregio: l'antico castello, tipica fortezza del primo medioevo con la chiesa racchiusa da una cinta muraria quadrilatera di 32 m. di lunghezza e 16 m. di larghezza.

In realtà non si tratta di un vero e proprio castello ma il fascino che queste antiche pietre sanno sprigionare è di una suggestione unica.
Risale alla fine del XVI secolo, a pianta irregolare con due torri agli angoli opposti che fungevano da vedette contro le scorrerie turche. Il castello fu fatto costruire dalla famiglia Neuhaus sul sito di un antico cumulo preistorico e quasi certamente fu usato lo stesso materiale lapideo già sistemato a cono.
Lasciata la macchina, percorriamo il corto tratto di strada in salita che porta al sito.

La mole della cinta difensiva che racchiude la chiesa si leva severa e le murature sono in buono stato. in breve siamo davanti all'entrata ad arco a tutto sesto con cancellata in ferro battuto e le mensole in pietra su cui scorreva il camminamento di ronda; un tempo questa porta era dotata di un ponte levatoio.

Il tabor di Cristoglie, in pietra calcarea, era stato costruito per offrire rifugio alle popolazioni in caso di pericolo. E' fornito di feritoie che si aprono sulle pareti delle torri. Da un antico documento ecclesiastico sappiamo che le mura erano poligonali e circondate da un fossato con due accessi: la Porta Antica e la Porta Nuova.
Noi troviamo la cancellata aperta

ma se dovesse essere chiusa potete telefonare al cell. 0038631432231 (parlano anche Italiano) e dopo pochi minuti qualcuno dal paese salirà alla fortezza per aprirvi e farvi da guida. In ogni caso sul cancello ci sono tutte le indicazioni necessarie.

Noi accediamo all'interno dell'antico recinto

al centro del quale possiamo ammirare le semplici forme della chiesa che è stata costruita su un edificio preesistente, probabilmente del XIII secolo; sull'architrave notiamo la data del 1776, anno in cui venne portato a termine un restauro.

La chiesa ha il campanile cuspidato.

Questo luogo di culto, voluto dalla Curia vescovile di Capodistria, è dedicato alla SS. Trinità. E' in stile romanico-gotico e fu consacrato nel 1475. Per accedere al luogo sacro occorre pagare un ticket di un paio di Euro. All'interno restiamo stupiti per i toni accesi con i quali sono state affrescate le sue pareti. Due file di quattro colonne senza capitello la dividono in tre navate con soffitto a botte;

l'altare maggiore barocco, in marmo, è dedicato a S. Marco.

Ma la nostra attenzione viene rapita, come scrivevo prima, dalle pareti totalmente affrescate e che riportano scene diverse: la più celebre è quella della "Danza della Morte" o "Danza Macabra", sul lato sud, che esprime in modo esemplare il senso di uguaglianza di tutti gli uomini di fronte alla morte e alla sua ineluttabilità nel rendere giustizia a tutti in egual misura.

Rispetto alle altre "Danze della Morte" presenti in Italia, Francia e Germania, questa ha alcune particolarità: ha un andamento da destra a sinistra e gli scheletri anziché ballare sembra che sfilino in direzione di un altro scheletro seduto in cattedra che tiene apero il coperchio di una tomba nella quale sono destinati ad entrare tutti gli undici personaggi ritratti, ciascuno alternato ad uno scheletro: il papa, il re, la regina, il cardinale, il vescovo, il monaco, il borghese, l'usuraio, il giovane, lo storpio e, infine, un bambino.
La parete ad ovest si apre con, a sinistra, il "Tradimento di Giuda" mentre a destra si sviluppano le scene di "Gesù davanti a Ponzio Pilato" e la "Flagellazione". Ancora sulla fascia superiore "Gesù incoronato di spine", la "Consegna della Croce", la "Crocifissione" e la "Deposizione". Sulla parete sud, oltre alla "Danza della Morte" ci sono le scene conclusive della "Passione" e sulla parete a nord la "Natività". La parete meridionale della volta è dedicata ai primi sei giorni della creazione; sulla parte meridionale osserviamo, a sinistra, la rappresentazione del settimo giorno, poi poi ciclo di "Adamo ed Eva" dalla raccolta del frutto proibito all'uccisione di Abele da parte di Caino. Interessanti le parti che illustrano i mesi dell'anno ed i relativi lavori agricoli della provincia istriana nel medioevo.
La tecnica con la quale sono state eseguite queste decorazioni denota un'arte molto semplice, con approssimazione delle proporzioni e dei piani prospettici; comunque, nell'insieme, gli affreschi sprigionano grazia espressiva resa con notevole bravura e realismo, favorita anche dall'uso di tinte brillanti.
Ad eseguire gli affreschi fu Giovanni da Castua, su committenza dei Neuhaus, ed il lavoro fu portato a termine nel 1490. Questi affreschi sono stati scoperti nel 1949 quando lo scultore Joze Pohlen venne incaricato di eseguire alcuni interventi sulla chiesa e quasi per caso trovò sotto uno spesso strato di calce alcune tracce di affreschi.
Da allora l'Istituto per la tutela dei monumenti di Lubiana avviò la lenta e faticosa opera di pulizia che fece riemergere uno dei più impressionanti ed inquietanti cicli di affreschi dell'intera Europa.

Una visita a questo gioello e irrinunciabile; quest'opera infatti segna un momento di sintesi delle varie componenti culturali e figurative presenti in Istria nel tardo Medioevo.
Tutto l'insieme, mura, castello, chiesa e paese formano uno straordinario ambiente medievale ed è indubbio che Cristoglie va annoverata fra i monumenti più interessanti dell'Istria.

Un caro saluto.