A Pieve di Cadore, su una altura che domina l'abitato, posta alla confluenza del Boite che si immette nel Piave, sorgeva nei tempi passati un castello medievale sicuramente suggestivo.
Il sito probabilmente era frequentato sin dall'antichità come luogo sacro pagano.
Non si hanno notizie sull'epoca della sua costruzione; Il Dott. Jacopi ipotizza che esistesse già nel 900 in funzione difensiva contro le incursioni degli Ungari mentre il primo riferimento scritto lo troviamo nel 1483 a cura di Marin Sanudo che lo cita nel suo "itinerario". Nello stesso periodo diviene sede del Capitano della Serenissima.
Verso Pieve era inaccessibile per gli strapiombi mentre il resto della struttura era protetto da robuste mura a scarpa che lo rendevano inespugnabile fino all'invenzione delle prime artiglierie che potevano superare le sue difese sia da Monte Ricco che dalle alture sovrastanti Pieve.
L'ingresso era orientato verso occidente sovrastato da una torre su cui campeggiava il Leone Veneto.
Questa torre con quella del castello di Botestagno della valle d'Ampezzo, fregia lo stemma del Cadore.
Tra le mura trovavano sistemazione le prigioni con quattro celle per rinchiudervi i pochi banditi cadorini, un pozzo, la cancelleria, gli alloggi del Capitano, la caserma per i soldati, l'armeria e la Santa Barbara, il forno, il magazzino viveri e la cappella di Santa Caterina (due pale ed una statua sono oggi conservati nella parrocchia di Pieve). Al centro insisteva un'ampia piazza d'armi.
Dal 1493 al 1516 il Cadore attraversò un periodo di guerra, saccheggi e devastazioni ad opera soprattutto delle truppe imperiali dell'Imperatore Massimiliano d'Asburgo impiegato ad arrestare l'ascesa di Venezia nella guerra della Lega di Cambrai; Pieve e il suo castello non ne uscirono immuni. In particolare, il maniero nell'inverno del 1508 fu occupato da un reparto imperiale comandato dal tirolese Sisto Von Trautson e immediatamente dopo (il 2 marzo dello stesso anno) fu riconquistato dai Veneziani e Cadorini, alla guida di Bartolomeo d'Alviano, dopo la Battaglia di Rusecco, conosciuta anche come la Battaglia del Cadore. Nel dicembre del 1511 cedette nuovamente agli imperiali guidati dal maresciallo Regendorf per poi ritornare subito dopo sotto il controllo di Venezia.
E' restaurato più volte: nel 1547, nel 1565 e, a seguito di un incendio, fu ricostruito nel 1656.
Con la decadenza della Serenissima, il castello subisce la stessa sorte. Era abitato saltuariamente dal Capitano che, a causa del suo alloggio inagibile, si era trasferito a Pieve ed era presidiato da una guarnigione di soldati sempre più ridotta. Tuttavia, nel 1797, alla venuta dei Francesi, il castello disponeva ancora di parecchie armi e cannoni. Col trascorrere del tempo il maniero fu depredato.
Addirittura le sue pietre furono usate per la costruzione della chiesa di Pieve e nel 1882 le autorità militari italiane impiegarono quello che era rimasto per la costruzione della Batteria Castello destinata ad ospitare le artiglierie mai entrate in funzione.
Nel Museo Archeologico Cadorino esiste un plastico che riproduce il castello e che rende bene l'idea di quello che era l'austero fortilizio.
Oggi il sito non conserva alcuna traccia della costruzione medievale; si possono soltanto intuire le ragioni che hanno portato gli antichi costruttori a scegliere questo colle per l'edificazione della struttura difensiva che domina i territori sottostanti e le vie di comunicazione.
Un caro saluto.
Un caro saluto.
Riferimenti:
Giovanni Fabbiani - Breve storia del Cadore - Magnifica Comunità di Cadore Edit.; 4^ ed. (1977);
Archivio Digitale Cadorino.